5 miti da sfatare sui semi femminilizzati

Grazie alla capacità di produrre piante femmine quasi al 100%, questa varietà è sempre più popolare. Tuttavia, esistono ancora molti miti, alimentati da disinformazione e informazioni erronee. Per saperne di più sui semi femminilizzati, abbiamo redatto questo articolo dove sfatiamo cinque leggende molto diffuse.
Mito 1 – I semi femminilizzati sono geneticamente modificati
Molte persone pensano che per produrre questa varietà si debba alterare il materiale genetico della pianta, ma non è affatto vero. I semi femminilizzati sono il risultato di tecniche di selezione naturale. In particolare, vengono utilizzati metodi come il trattamento con argento colloidale per far produrre polline a una pianta femmina, che poi impollina un’altra pianta femmina. Questo processo non comporta alcuna manipolazione genetica, ma sfrutta le caratteristiche naturali delle piante di cannabis.
Mito 2 – È una varietà meno produttiva
Esiste la convinzione che i semi femminilizzati siano meno produttivi rispetto ai semi regolari. In realtà, sono progettati per eliminare le piante maschili, che non producono fiori utili per la raccolta. Eliminando il rischio, i coltivatori possono concentrarsi esclusivamente sulle femmine, che sono quelle che sviluppano i fiori ricchi di cannabinoidi. Se coltivati correttamente, i semi femminilizzati possono dare risultati eccellenti sia in termini di quantità che di qualità del raccolto.
Mito 3 – Sono adatti solo a coltivatori esperti
Un altro mito piuttosto comune è che i semi femminilizzati siano troppo difficili da coltivare e quindi destinati ai coltivatori più esperti. Fortunatamente non è vero. Questa varietà è particolarmente indicata per i principianti, perché elimina la necessità di distinguere tra piante maschio e femmina. Senza dover scartare le piante maschio, anche chi è alle prime armi può concentrarsi sulla cura delle femmine. Inoltre, i semi femminilizzati offrono una maggiore prevedibilità, riducendo le possibilità di errori durante la coltivazione.
Mito 4 – I semi femminilizzati sono tutti uguali
Un altro fraintendimento comune tra i non addetti ai lavori. In realtà, esistono molte varietà, ciascuna con caratteristiche uniche. Alcuni semi femminilizzati sono ideali per la crescita indoor, mentre altri sono più adatti per le coltivazioni all’aperto. Inoltre, ogni tipologia ha diverse caratteristiche di crescita, contenuto di THC e CBD, resistenza alle malattie e tempi di fioritura. È fondamentale scegliere il seme giusto in base alle proprie esigenze, e Sensoryseeds offre una vasta gamma di varietà tra cui scegliere.
Mito 5 – I semi femminilizzati sono meno naturali rispetto a quelli standard
Quest’ultimo punto è vincolato all’anteriore. Tuttavia, è bene ricordare che i semi femminilizzati non sono prodotti artificialmente, ma sono semplicemente il risultato di un processo di selezione avanzato. I breeder che li creano lavorano anni per perfezionare le varietà, mantenendo inalterate le caratteristiche naturali della pianta. La femminilizzazione non è un processo di modificazione genetica, ma un metodo che sfrutta i processi biologici della pianta.
Se desideri approfondire il tema della cannabis, un interessante articolo di Repubblica esplora il punto di vista internazionale sulla legalizzazione e sulle politiche relative alla cannabis, offrendo uno spunto interessante per comprendere l’evoluzione della cultura legata a questa pianta così tanto demonizzata.